Adenocarcinoma. Così si chiama la forma più aggressiva di tumore al polmone, i cui casi sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni soprattutto tra le donne e nei giovani.
Le cause? Una, la meno sospetta, è dovuta alle sigarette light. Già sotto accusa perché in grado di sviluppare un cancro della vescica, le sigarette light ora sono prese di mira anche dagli oncologi presenti al Congresso dell’Asco a Chicago.
“Il tumore del polmone non squamoso – spiega Cesare Gridelli, direttore del Dipartimento di Onco Ematologia dell’Azienda Ospedaliera «S.G. Moscati» di Avellino – è in netto incremento rispetto agli altri istotipi. L’incremento degli adenocarcinomi (la gran parte dei non squamosi) è legato a due fattori principali: l’aumento dell’incidenza della malattia in donne non fumatrici, a causa di fattori genetici e ormonali, e il cambiamento delle abitudini al fumo“.
Di fatto, le sigarette light, a basso contenuto di nicotina, hanno portato i fumatori ad aumentare la frequenza e l’intensità dell’aspirazione per soddisfare il bisogno di nicotina. In questo modo, tutti gli agenti cancerogeni del fumo finiscono nella parte più profonda dell’albero bronchiale, proprio dove tipicamente si sviluppa l’adenocarcinoma.
LE CURE. Al congresso di Chicago è stato reso noto che il farmaco pemetrexed, molto meno tossico, è efficace anche dopo la fine del ciclo di chemioterapia (fatto in combinazione con cisplatino). Proseguendo con pemetrexed da solo si è evidenziata una riduzione del 22% di rischio mortalità e una sopravvivenza media di 17 mesi contro i 14 di chi non ha continuato con la terapia. Secondo lo stesso Gridelli “è il più ampio miglioramento registrato nel tumore al polmone. Basti pensare che fino a 20 anni fa con un tumore non operabile si sopravviveva in media 4 mesi, e sono stati fatti piccoli passi, di mese in mese, in questi anni“.