L’epatite C, patologia infettiva che colpisce il fegato e può portare al trapianto o a episodi di cancro, è praticamente asintomatica e, in molti casi, chi ne soffre lo viene a sapere troppo tardi, quando la malattia è già degenerata, diventando cronica.
Purtroppo, a differenza dell’epatite A o dell’epatite B, ad oggi non esistono strategie preventive come il vaccino, e anche le poche cure conosciute non sono sempre efficaci.
Ma dalla rivista on line Nature Medicine arriva un’interessante novità: i ricercatori di un team internazionale guidato da Thomas Baumer dell’Inserm–Università di Strasburgo hanno infatti scoperto 2 enzimi che favorirebbero lo sviluppo di questa infezione virale e, utilizzando il farmaco Erlotinib per il cancro al polmone, sono riusciti a bloccarne uno, ritardando il progredire della malattia. I due enzimi si chiamano EFGR e EphA2 e lo studio, finanziato dall’Ue e dall’Agenzia nazionale francese per la ricerca sull’AIDS e sulle epatiti, è stato inizialmente condotto sugli animali.
È però già in via di definizione un secondo studio effettuato su una serie di pazienti che hanno contratto l’epatite C: se i risultati dovessero confermare quelli ottenuti sugli animali, si compirebbe un grandissimo passo avanti nella ricerca di nuovi farmaci antivirali più efficaci nel contrastare e debellare la malattia.
L’epatite C, infatti, nonostante le numerose ricerche, rimane una patologia che riguarda attualmente circa 170 milioni di persone in tutto il mondo e molto spesso i farmaci attuali non sono efficaci in quanto i pazienti sviluppano forme di resistenza agli antivirali utilizzati.
Eleonora Cresci