Un nuovo farmaco antitumorale studiato per viaggiare attraverso il flusso sanguigno, passando inosservato alle cellule normali, finché non viene attivato da specifiche proteine tumorali. Derivato da una pianta fin ora ritenuta velenosa, l’italianissima Thapsia Garganica, detta anche firrastrina comune, il farmaco sperimentale chiamato G202 ha dimostrato di essere in grado di distruggere i tumori, risparmiando al tempo stesso i vasi sanguigni e i tessuti sani.
Lo rivela uno studio della Johns Hopkins Kimmel Cancer Center, pubblicato su Science Translational Medicine.d che cresce spontaneamente nelle regioni del Mediterraneo, in grado di produrre il composto tapsigargina, le cui proprietà velenose sono conosciute fin dall’antica Grecia (veniva infatti chiamata “carota della morte”, dato che uccideva i cammelli che la mangiavano).
È così che hanno scoperto, modificando chimicamente la tapsigargina in modo da detossificarla, che G202 è in grado di ridurre, in appena 30 giorni di trattamento, le dimensioni delle cellule del cancro alla prostata fino al 50%. E ciò potrebbe accadere anche in caso di tumore mammario, cancro del rene e della vescica. Attualmente il farmaco sperimentale è in fase I e viene testato su 29 pazienti con carcinoma prostatico in fase avanzata. “È previsto uno studio di fase II per testare il farmaco in pazienti affetti da cancro alla prostata e il cancro del fegato“, spiega una nota.
“Il nostro obiettivo era quello di cercare di re-ingegnerizzare questo prodotto vegetale, che è per sua natura molto velenoso, in un farmaco per la cura del cancro” – dice l’autore dello studio Samuel Denmeade, professore di oncologia, urologia, farmacologia e scienze molecolari.
In questo modo, una volta giunto alle cellule del cancro, la tossicità viene riattivata e le cellule dannose vengono uccise.
Roberta Ragni