Secondo le nuove disposizioni sulle prescrizioni dei farmaci equivalenti, inserite nel Decreto sviluppo pubblicato a dicembre in Gazzetta Ufficiale, per una determinata patologia i medici di famiglia devono obbligatoriamente indicare sulle ricette, salvo casi particolari, l’eventuale esistenza di un farmaco equivalente.
Ciò, pare, ha generato molta confusione tra i cittadini, tanto che Federconsumatori ha ritenuto utile stilare una piccola lista di linee guida da seguire in merito all’obbligo di riportare nella ricetta il principio attivo del medicinale:
- Un medico che curi un paziente per la prima volta, per una patologia cronica o per una nuova patologia temporanea, per il cui trattamento sono disponibili più farmaci equivalenti, deve indicare nella ricetta il principio attivo del medicinale, altrimenti la prescrizione non sarà valida
- Nella ricetta può essere indicata anche la denominazione di un farmaco specifico a base dello stesso principio attivo. Indicazione che sarà vincolante per il farmacista solo se accompagnata da una sintetica motivazione scritta dal medico
- L’indicazione di un medicinale specifico nella ricetta risulta vincolante anche quando il prezzo del farmaco stesso sia pari a quello del rimborso. In questo caso, però, il vincolo è subordinato alla volontà del cliente, che al momento dell’acquisto può chiedere la sostituzione con un altro farmaco: se il costo del medicinale richiesto è superiore a quello di rimborso, il cliente deve pagare la differenza tra i due prezzi
Federconsumatori ha così lanciato una campagna d’informazione.
Afferma la vicepresidente, Valeria Fedeli
“Abbiamo riassunto i principali punti delle nuove regole con un linguaggio più chiaro e accessibile a tutti. Dando per scontato che i medici di famiglia informino i loro assistiti, diffonderemo le informazioni nei luoghi più frequentati dai pazienti, come Asl e ospedali”.