L’Unione Europea ha deciso di intervenire negli scorsi giorni in merito al problema dei farmaci pericolosi, in grado cioè di provocare gravi effetti collaterali, con conseguenze anche mortali. Le novità riguardano le regole di monitoraggio degli stessi, che verranno stabilite in modo da evitare casi analoghi a quanto avvenuto per il farmaco francese per la cura del diabete “Mediator”, sospettato di aver causato più di 500 decessi.
Che cosa cambierà in merito ai farmaci? I Ministri ed il Parlamento UE introdurranno una procedura automatica d’emergenza, che permetterà il ritiro immediato di un medicinale dal mercato comunitario se anche un solo Stato membro deciderà di bloccarne la vendita per ragioni di sicurezza.
Il nuovo regolamento riguarderà anche il caso in cui vi siano delle società che decidano di ritirare un determinato farmaco dalla vendita. Non sarà più sufficiente giustificare una simile decisione tramite dei presunti “motivi commerciali”, legati ad esempio alle scarse vendite, ma dovrà essere ben specificata l’eventuale pericolosità del farmaco in oggetto. Si tratta di una manovra che dovrebbe sancire maggiori controlli rispetto alla trasparenza delle imprese.
Sarà compito dell’Agenzia Europea per i Medicinali istituire un sistema in base al quale vengano chiaramente segnalati quei farmaci in merito a cui vi siano dei dubbi concernenti la sicurezza da parte delle autorità di regolamentazione. Essi potranno essere contrassegnati da un bollino nero, affinché sia gli operatori sanitari che i pazienti possano facilmente identificarli.
Ciò accadrà per poter evitare che si ripetano conseguenze simile a quelle che sono state legate al farmaco “Mediator”, autorizzato come medicinale per il diabete, ma in seguito prescritto come soppressore dell’appetito e rimasto in vendita per oltre 30 anni anche in Italia, oltre che in Paesi UE come Spagna, Grecia e Francia. Dubbi sulla sua pericolosità sorsero già a partire dal 1999 ed ora i casi di decesso legati alla sua assunzione potrebbero essere compresi tra i 500 e i 2000.
Marta Albè