immagine

Smettere di fumare con un elettroshock

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Smettere di fumare con l’elettroshock. La via degli elettrodi sul cervello è quella seguita da un nuovo studio della McGill University pubblicato su Pnas, grazie al quale si sono rintracciate le regioni del cervello dove nascono i meccanismi chimici che scatenano il desiderio delle sigarette.

In pratica, secondo la ricerca, questo desiderio, dietro al quale funziona una complessa attività biochimica in alcune aree cerebrali, è scatenato – tanto nei fumatori quanto nei tossicodipendenti – sia da stimoli concreti, come la visione di un pacchetto di sigarette, sia dalla disponibilità immediata della sostanza (un collega che te ne offre una).

Gli esperti hanno così analizzato il cervello di 10 fumatori di fronte a stimoli che ricordano le sigarette, con o senza disponibilità immediata di fumare. In una zona della corteccia prefrontale, che governa autocontrollo e decisionalità, vi è il controllo del desiderio che dipende dalla disponibilità immediata dello stimolo scatenante. L’informazione della disponibilità immediata di una sigaretta accende la corteccia orbito frontale e da lì si dà avvio alla voglia di fumare.

Scopo degli studiosi è quindi rendere inattiva quella parte del cervello proprio con la stimolazione magnetica, riducendo il desiderio.

La stimolazione magnetica transcranica è attualmente impiegata in diversi studi clinici per testare possibili effetti terapeutici in diverse malattie neuropsichiatriche e forme di dipendenza – conclude Antonio Strafella, uno degli autori dello studio – potrebbe essere utile a ridurre l’intensità del desiderio che porta a fumare o a far uso di altre droghe“.

Leggi anche:

– Fumare di meno, ecco i benefici

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Per suggerimenti, storie o comunicati puoi contattare la redazione all'indirizzo redazione@wellme.it