“Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l’ultima volta”. Quante volte vi siete ritrovati anche voi a pronunciare queste parole insieme a Zeno, il protagonista del romanzo di Svevo.
Quante “ultime sigarette” avete fumato, nella speranza di riuscire finalmente a dire addio ai numerosi appuntamenti quotidiani con il tabacco? È colpa della nostra vita frenetica che per allentare la tensione non lascia momenti più lunghi della classica pausa-sigaretta. Se a questo aggiungiamo che la battaglia contro un avversario come il fumo, al quale si viene legati da uno stretto rapporto di dipendenza, è di per sé molto difficile da vincere, si comprende facilmente perché coloro che scelgono di dire addio alle sigarette debbano fare appello a tutta la propria buona volontà, spesso, ahimè, senza ottenere risultati.
Uno spiraglio di luce però, si intravede: una buona speranza, per diventare finalmente ex fumatori, viene offerta da una ricerca diretta dal dottor Tim Lancaster, condotta presso l’Università di Oxford e pubblicata dalla Cochrane Collaboration. Gli studiosi hanno esaminato undici ricerche condotte su due gruppi di fumatori, animati dal desiderio di dire finalmente addio alle sigarette: ai membri del primo gruppo veniva offerta una pillola a base di vareniclina, al secondo semplicemente un placebo. Il team di ricerca ha spiegato che “Chi aveva preso davvero il farmaco aveva più del doppio delle probabilità di non essere ricaduto nel vizio rispetto a chi invece, senza saperlo, aveva ricevuto una pillola apparentemente identica ma che non conteneva traccia di vareniclina”. Cos’è questa sostanza dagli eccezionali poteri? Un principio attivo in grado di intervenire efficacemente su due fronti per eliminare la dipendenza dal tabacco: da un lato combatte gli effetti negativi dell’astinenza da sigarette, dall’altro allontana il piacere derivante dal fumo, sostituendolo con una sensazione di nausea. È proprio questo disturbo a rappresentare l’unico effetto collaterale registrato nei pazienti ai quali è stata somministrata vareniclina. La nausea, però, come spiegano gli esperti “tendeva a ridursi col passare del tempo oppure abbassando un po’ la dose rispetto a quella raccomandata. E anche così la cura funzionava“.
C’è però un’altra controindicazione, per il momento non facilmente superabile: la vareniclina in Italia non viene offerta dal Sistema Sanitario Nazionale ed il costo, per 12 settimane di trattamento, si aggira sui 350 euro. Certo, se si considera che affrontare questa spesa offrirà buone possibilità di rinunciare poi per tutta la vita ad un’altro tipo di spesa, quella per le sigarette, vale la pena di prendere in considerazione l’idea. C’è però un’altra speranza: che sia lo Stato a scegliere di farsi carico dei costi per la distribuzione gratuita della vareniclina, visto che il suo utilizzo promette risultati molto soddisfacenti. Vi sono infatti alcune strutture che si servono di questo farmaco, come il Centro antifumo dell’Ospedale Mauriziano di Torino. Queste le parole del dottor Alessandro Oliva, responsabile del Centro: “Il 60-70% di chi si rivolge al nostro centro ha già provato senza successo questa strada. In questi casi, con la vareniclina riusciamo invece ad aiutarli a smettere“.
Nel frattempo, come utile deterrente contro la voglia di accendere l’ennesima sigaretta, date un’occhiata ai nostri suggerimenti sui motivi per smettere di fumare.
Francesca Di Giorgio