Maltrattamenti su pazienti psichiatrici all’ospedale Niguarda di Milano. Sono stati denunciati dall’Associazione Telefono Viola 6 casi di presunti abusi, avvenuti tra il 2005 e il 2010.
Secondo quanto sostiene l’associazione, nei reparti Grossoni del nosocomio milanese, i pazienti sarebbero stati talvolta oggetto di violenze. Una delle più cruente è il cosiddetto “spallaccio”, un lenzuolo bagnato e legato dietro il collo e le ascelle per bloccare al letto i pazienti. Tali tecniche rientrano nei protocolli dell’ospedale Niguarda, ma l’associazione ne ha contestato l’abuso.
Le conseguenze di tali violenze, fisiche e psichiche, stando alle parole di Telefono Viola, potrebbero aver condotto due di essi alla morte, nel 2008 e nel 2010.
Ma una lettera firmata da 112 pazienti difenderebbe l’operato della loro psichiatra, Nicoletta Calchi, sollevata dal suo incarico e a sua volta testimone di violenze:
“La dottoressa Calchi – si legge – si occupa della sofferenza psichica in piena ottemperanza alla legge 180/1978 e ai suoi principi ispiratori con particolare ma non esclusivo riferimento alla responsabile riduzione delle terapie farmacologiche e del contenimento fisico e all’instaurazione di rapporti umani con i malati, le persone sofferenti e i rispettivi familiari”.
E dal Niguarda fanno sapere:
“La pratica della contenzione fisica in psichiatria è un provvedimento applicato in situazioni cliniche estreme, unicamente a tutela della sicurezza dei pazienti e degli operatori”.
Si tratta di una pratica frequente negli istituti psichiatrici, come hanno spiegato il direttore del Dipartimento di psichiatria, Arcadio Erlicher, e il direttore sanitario, Carlo Nicora secondo i quali “non confligge con specifiche normative”.
Dal canto suo, nei prossimi giorni, il Telefono viola si attiverà per consegnare una denuncia formale alla magistratura.