Oltre 3 milioni di bambini italiani sono affetti da malattie croniche. È quanto è emerso dal 66° congresso della Società italiana di Pediatria (Sip), svoltosi in questi giorni a Roma.
Paradossalmente, proprio il miglioramento delle cure neonatali ha portato ad un incremento del numero di bambini che per tutta la loro esistenza deve convivere con alcune patologie. Lungi dallo sminuire i passi avanti compiuti dalla medicina, che nei paesi industrializzati ha ridotto la mortalità infantile e neonatale, dalla Sip giunge un monito, ossia prestare maggiore attenzione all’organizzazione sanitaria nel garantire a tali soggetti adeguate cure e una continuità assistenziale.
Dal congresso è emerso che la mortalità infantile, e in particolare quella neonatale, è scesa in maniera consistente. Rispetto all’inizio del 1900, infatti, contro i 147 casi di decessi nella prima infanzia su 1000 bambini, nel 2008 tale cifra si è ridotta a 3,6 su 1000. Ciò è dovuto alle nuove terapie neonatali, grazie alle quali, ad esempio, anche un bambino con un peso alla nascita inferiore a 1kg è in grado di farcela. Ma grande importanza hanno anche i passi in avanti compiuti nel settore della cardiochirurgia, nella cura delle onco-emopatie, della fibrosi cistica e dei deficit primitivi e secondari dell’immunità.
Come ha spiegato il presidente della Sip, Alberto Ugazio,
“la qualità dell’assistenza o, meglio, il miglioramento continuo della qualità dell’assistenza è diventato uno strumento irrinunciabile della nostra professione. E non potrebbe essere altrimenti in un contesto sociale che muta rapidamente, con tecnologie che evolvono ancor più rapidamente”.
Ma quali sono gli obiettivi più urgenti? E quali sfide dovrà affrontare la medicina per l’immediato futuro? Continua Ugazio:
“La salute dei bambini affidati alle nostre cure è certamente determinata da fattori genetici sui quali, almeno oggi, non siamo in grado di intervenire; è altrettanto certamente determinata da molteplici fattori ambientali che sfuggono in larga misura alle nostre possibilità di intervento. Ma sappiamo sempre meglio che è determinata anche da fattori epigenetici che agiscono nelle primissime età della vita. Fin dalla vita prenatale. E su questi possiamo e quindi dobbiamo intervenire”.
I settori di intervento, secondo Ugazio, sono molteplici, dall’asma, determinata oltre che da fattori genetici da fattori ambientali che agiscono nei primissimi mesi di vita, ancora non del tutto noti, fino alla prevenzione dell’obesità e della sindrome metabolica.