L’ultimo rapporto Osservasalute parla chiaro: gli italiani non sono più ai massimi livelli in fatto di salute. Cattiva alimentazione, sedentarietà, vizietti come fumo e alcol hanno la meglio su comportamenti più salutari.
Nonostante tutto, secondo lo studio “Rapporto Osservasalute 2010” presentato ieri al Policlinico Gemelli – Università Cattolica di Roma, giunto alla sua VIII edizione e pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, l’aspettativa di vita di uomini e donne è in crescita.
Ma andiamo per gradi. Alcol e fumo, alimentazione non corretta e attività fisica assente, ma anche abuso di farmaci e consumo di sostanze stupefacenti: tutti stili di vita con cui gli italiani stanno andando, ahinoi, sempre di più a braccetto.
- Alcol: nel 2008 la prevalenza di consumatori a rischio ha raggiunto il 25,4% per gli uomini e il 7% per le donne. La prevalenza di consumatori a rischio tra i ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni ha raggiunto, sempre nel 2008, il 18% per i maschi e l’11,4% per le femmine.
- Fumo: nel 2008 i fumatori tra la popolazione di 14 anni e oltre è pari al 22,2%.
- Sport: rispetto al Rapporto Osservasalute 2009, si registra qualche sportivo in più, ma è sempre la pigrizia a essere preferita. Nel 2008 il 9,7% lo pratica in modo saltuario.
- Farmaci: sono soprattutto gli antidepressivi a essere consumati, indistintamente in tutta Italia.
E, se fino a poco tempo fa, si diceva che le donne fossero più attente alla propria salute e fossero loro quelle che più ci tenevano a un sano stile di vita, ora dobbiamo ricrederci. Secondo l’indagine di Osservasalute, infatti, l’aspettativa di vita delle donne negli ultimi 5 anni è aumentata di appena tre mesi (da 84 anni nel 2006 a 84,1 anni nel 2009, 84,3 nel 2010), mentre per gli uomini è aumentata di 7 mesi nello stesso arco di tempo (da 78,4 anni nel 2006 a 78,9 anni nel 2009, 79,1 nel 2010). Sempre più donne si comportano come i maschietti: a bere un cicchetto non ci mettono niente, se consideriamo che sono aumentate le donne tra i 19 e i 64 anni che consumano alcol a rischio (eccedono, cioè, il consumo di 20 grammi di alcol al giorno), passate dall’1,6% nel 2006 al 4,9% nel 2008.
“Ma i problemi di salute degli italiani non dipendono solo dalla loro cattiva volontà che li porta a essere sedentari e poco inclini a corretti stili di vita – chiarisce Walter Ricciardi, coordinatore dello studio direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma – bensì anche dal deteriorarsi, soprattutto nelle Regioni in difficoltà sul piano economico (soprattutto al Sud), di interventi adeguati per mancanza di investimenti nella prevenzione. A ciò si aggiunge il problema della chiusura degli ospedali che, sebbene concepita per razionalizzare il sistema, determina però poi la riduzione dei posti letto e della ricettività per le emergenze. In dieci anni di federalismo sanitario, con la sanità ormai trasferita interamente alle regioni, il problema è che quelle deboli corrono il rischio di essere travolte“.
Una condanna, dunque, anche alle istituzioni sanitarie, sempre più carenti e assenti, soprattutto al Sud, e alla mancata prevenzione. I fondi non ci sono, così gli ospedali chiudono e addio check up salutistici.
Il Rapporto è frutto del lavoro di 203 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti distribuiti su tutto il territorio italiano che operano in diverse università e istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Germana Carillo