Recuperare il liquido amniotico estratto durante l’amniocentesi per riutilizzarne le potenti cellule staminali. Questa insolita ma importantissima iniziativa di “riciclo”, se così vogliamo definirla, è frutto del lavoro del Biocell Center di Milano.
Partendo dalla considerazione fatta da Giuseppe Simoni, docente di Genetica Medica all’Università di Milano e Direttore Scientifico di Biocell Center, che questo materiale è “ricchissimo di cellule staminali giovanissime e multi potenti, in grado di differenziarsi in vari tessuti del futuro individuo“, il suo riutilizzo consentirebbe di rigenerare un gran numero di tessuti e di curare alcune malattie. È questo il compito della medicina rigenerativa, che si occupa della creazione in laboratorio di tessuti organici a partire proprio dalle cellule staminali.
Ciò è possibile presso il Biocell Center, l’unico al mondo ad aver messo a punto un metodo per conservare tali cellule. Per le mamme che si sottopongono all’esame non ci sarà alcun cambiamento, dunque. Semplicemente, i primi 3 millilitri del liquido estratto durante l’amniocentesi, verrà appositamente conservato come “banca” da cui estrarre cellule staminali potenzialmente utili per future applicazioni.
“Ad oggi sono due i principali filoni delle applicazioni terapeutiche di queste cellule staminali da liquido amniotico – spiega Simoni -. Il primo riguarda la rigenerazione di tessuti solidi: il Professor Dario Fauza dell’Harvard Medical School ha utilizzato queste cellule per ricostruire in laboratorio una parte di diaframma, un segmento di trachea e uno sterno, che ha poi ha impiantato alla nascita in ovini affetti da gravi malformazioni congenite“.
Tra le speranze del medico figura quella di poter utilizzare la tecnica anche per “trapiantare nuovi tessuti sani in bambini che nascono con gravi patologie“.
“Il secondo filone – continua – riguarda la terapia cellulare di malattie che non hanno origine genetica. In particolare si stanno testando per una cura per la degenerazione maculare e per la retinite pigmentosa attraverso la creazione di epitelio pigmentato retinico e fotoricettori, un progetto al quale il Biocell partecipa in collaborazione con il dipartimento di Oftalmologia dell’ Harvard Medical Schooll“.
Francesca Mancuso