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Cancro: una molecola lo disorienta e gli antiacidi lo curano

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Non si finisce mai di studiare nuovi metodi per eliminare il cancro, che purtroppo colpisce sempre più persone in tutto il mondo. Si cercano di scoprire le alterazioni genetiche che originano il cancro con lo scopo di creare farmaci per interrompere la malattia.

La recente novità, diffusa da Nature, riguarda una molecola creata da un gruppo di studiosi americani che, riuscendo a far ignorare ai geni del cancro il loro manuale di istruzioni interne, riesce a bloccare la proliferazione delle cellule tumorali.

“Essere abili a controllare l’attività dei geni del cancro – dice James Bradner, del Dana -Farber Cancer Institute – può avere un impatto elevatissimo per la lotta contro questa malattia. Se si riesce a spegnere i geni responsabili della crescita delle cellule cancerose queste cellule muoiono”.

Gli esperimenti si sono concentrati su un tumore raro ma molto aggressivo che in genere colpisce i giovani e i bambini, il carcinoma della linea mediana che si sviluppa nel torace, collo, testa o lungo la colonna vertebrale.

Grazie a test eseguiti su topi è stato dimostrato che la molecola sintetizzata in laboratorio può controllare l’attività dei geni del cancro lavorando sull’apparato multistrato delle cellule, dove vi sono proteine che, leggendo il manuale di istruzioni dei geni, li attivano o li spengono.

Un’altra ricerca punta a scoprire se è possibile usare dei farmaci anti-acidità, che in genere sono usate per le ulcere gastriche, al posto della chemioterapia. Sarebbe un risultato utilissimo considerando il minor numero di effetti collaterali e i costi molto più bassi. Questo studio è condotto dagli scienziati dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Questa terapia tende a considerare i tumori come se fossero degli acidi:

“L’acidità è un meccanismo che il cancro usa per isolarsi da tutto il resto, farmaci compresi – spiega Stefano Fais, presidente Ispdc e membro del dipartimento del farmaco dell’Iss -. Ma le cellule tumorali, per difendersi a loro volta da questo ambiente acido, fanno iperfunzionare le pompe protoniche che pompano protoni H+. Se si bloccano queste pompe, la cellula tumorale rimane disarmata di fronte all’acidità, e finisce per morire autodigerendosi”.

Fais ci spiega anche quali possano essere i vantaggi riscontrabili dall’uso di questi farmaci:

“A differenza dei chemioterapici questi farmaci non hanno effetti collaterali e hanno dei costi molto più bassi. Basti pensare che quelli usati con la target therapy, che provocano tossicità e resistenza nel paziente, costano 50-60mila euro l’anno a malato. Con questa terapia invece il costo annuale sarebbe di circa 600 euro con il generico, e di 1200 con quelli di marca. Ma le industrie farmaceutiche al momento non sono molto interessate a questo tipo di approccio”.

Ma, nonostante tutto, sono partiti due trial clinici, a Milano e Bologna:

“I risultati sono molto incoraggianti – prosegue Fais – perché questi farmaci, associati ai chemioterapici, hanno migliorato la risposta del paziente alla terapia, anche nei casi in cui non funzionava più, o di metastasi o recidive. Ma i dati devono essere confermati su un numero più ampio di pazienti e serve il supporto delle case farmaceutiche”.

Fais conclude con un desiderio:

“Ma la vera svolta sarà se avremo l’approvazione per uno studio clinico in cui useremo solo con gli inibitori della pompa protonica, senza chemioterapici. Così dimostreremo la loro efficacia e la possibilità di usarli come alternativa alla chemioterapia”.

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