I medici Usa chiedono che il vaccino contro il papilloma virus sia esteso anche ai ragazzi: solo così sarà potrebbe ridurre davvero la diffusione del virus. A suggerirlo sono i 15 esperti dell’Advisory Committee on Immunization Practice (Acip), un comitato medico statunitense, che hanno recentemente votato all’unanimità la proposta di raccomandare il vaccino anche ai giovani maschietti.
Il vaccino, secondo quanto proposto, dovrebbe essere incluso nelle spese garantite dall’assicurazione medica ai ragazzi di 11 e 12 anni. In realtà, della necessità di vaccinare anche i ragazzi se ne era già parlato in occasione di uno studio pubblicato sul The Lancet che evidenziava come un uomo su 2, nel corso della vita, potrebbe contrarre un’infezione da papilloma virus (Hpv).
Ciò potrebbe comportare patologie come condilomi, lesioni precancerose e rare forme di cancro. Si erano dette completamente d’accordo anche le tre più importanti società scientifiche che si occupano di patologie maschili, la Società italiana di andrologia (Sia), la Società italiana di urologia (Siu) e la Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams). Perché anche in Italia il vaccino è offerto gratuitamente solo alle 11enni, per previene i tumori del collo dell’utero.
Eppure, come sottolineano d’altronde i medici Usa dell’Acip, il loro ricorso alla vaccinazione è ancora troppo basso. Negli Stati Uniti solo una parte delle ragazze ha ricevuto la prima delle tre dosi previste del vaccino. E sono ancora meno le adolescenti che hanno completato l’intero ciclo di vaccinazione. E in Italia la situazione non cambia: qualche mese fa un’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna aveva evidenziato che solo il 59% delle adolescenti italiane nate nel 1997 aveva completato il ciclo di tre vaccinazioni.
Ma perché tutta questa reticenza? Dall’analisi dell’Osservatorio è emerso che delle 1500 mamme intervistate, aventi figlie di età compresa tra gli 11 e 18 anni, il 56% ha dichiarato di non aver ricevuto informazioni adeguate sul problema e sulla relativa vaccinazione. Ma per i medici Usa, tra le cause del basso tasso di vaccinazione c’è anche il fatto che molti genitori credono che il vaccino sia necessario solo se le figlie sono già sessualmente attive. In realtà, non è così, anzi: il vaccino funziona meglio se il ciclo viene completato prima di iniziare ad avere rapporti.
Non siete ancora convinti? Leggete allora Papilloma virus: perché fare il vaccino e ricordate che vaccinarsi significa non ammalarsi di questa neoplasia, che colpisce ogni anno nel nostro Paese 3.500 donne e causa mille decessi.
Roberta Ragni