Mentre vanno scemando le polemiche per l’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina a Robert Edward, padre della fecondazione assistita, si torna a parlare della legge 40, che regola la procreazione medicalmente assistita (Pma), e della sua (dubbia) costituzionalità.
Da sempre al centro di polemiche, scontri di ideologie, referendum, ricorsi e sentenze della Corte Costituzionale, delle Legge 40 del 2004 oggi si rispedisce al vaglio della Consulta – è stato il tribunale di Firenze ad avanzare obiezioni di incostituzionalità – la norma che vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, quella che avviene con ovuli o seme donati da persone estranee alla coppia.
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Pma e fecondazione assistita
Ma cosa prevede la Legge 40? In primis, che si può ricorrere alla Pma solo se altri rimedi terapeutici non sono efficaci. La Pma si differenzia dalla fecondazione assistita perché questa prevede la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo. La procreazione medicalmente assistita, invece, fa riferimento a tutte le pratiche chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo che aiutano gli individui a procreare.
Secondo la Legge 40, inoltre, non è possibile effettuare la clonazione, la sperimentazione sull’embrione e “qualsiasi forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti”. Da qui tutta la polemica sulla diagnosi genetica pre-impianto: si vieta, in pratica, di selezionare l’embrione anche alle coppie che sanno bene di poter trasmettere tare genetiche ereditarie.
Parti trigemellari
Il punto che più di tutti suscita controversie si riferisce alla creazione di embrioni finalizzata “ad un unico e contemporaneo impianto, e comunque non superiore a tre”. Ossia, quei 3 embrioni che al massimo si possono impiantare nell’utero, devono essere impiantati tutti e tre insieme perché, sempre secondo la Legge 40, non è lecita la crioconservazione degli embrioni stessi (permessa invece quella dei gameti), tranne nei casi gravi e temporanei motivi di salute della madre. Ecco spiegati le magliaia di parti trigemellari in Italia.
Non solo, ma impiantare tre embrioni potrebbe significare un loro co-attecchimento. In questo caso si può effettuare un aborto preventivo, per ridurre la gravidanza multi gemellare a gravidanza semplice (riduzione degli embrioni), solo se non donna rischia di morire.
Registro
La legge istituisce un registro nazionale delle strutture, pubbliche e private, autorizzate all’applicazione delle tecniche di pma.
E ora un po’ di numeri:
- oltre 10 mila i bimbi nati in Italia nel 2008 grazie alla procreazione assistita
- 36,1 anni l’età media delle donne italiane che nel 2008 accedono alle tecniche di Pma
- 33,8 anni l’età media delle donne in Europa che nel 2005 accedono alle tecniche di Pma
- il 26,9% dei cicli in Italia è effettuato da pazienti con età superiore ai 40 anni
- 0,45% dei cicli la percentuale delle complicanze per iperstimolazione ovarica
- 21% i parti gemellari
- 2,6% i parti trigemellari
- quadruplicato, dopo il varo della Legge 40, il turismo procreativo verso altri Paesi europei