In un articolo pubblicato dalla rivista Arthritis Care and Research, la Dottoressa Nina Niu della Harvard Medical School di Boston ha presentato una relazione sul caso strepitoso di una donna che soffriva di pressione alta e che era riuscita ad abbassarla con una terapia davvero semplice, piacevole e gratuita: cantare!
La paziente in questione doveva essere curata nell’ambito di un programma di beneficenza, l’Operation Walk Boston, attraverso cui cittadini indigenti con gravi artrosi all’anca o al ginocchio vengono sottoposti ad artroplastica totale da medici statunitensi. La donna però, oltre ad avere un’artrosi grave a entrambe le ginocchia, soffriva di pressione alta da 15 anni.
Arrivata in ospedale, la sua pressione era abbastanza stabile, ma prima dell’intervento era schizzata a 240/120 mmHg e non accennava a scendere, così i medici hanno dovuto rimandare l’intervento più volte.
Purtroppo, però, il team di Operation Walk non poteva trattenersi molto a lungo e in quelle condizioni la donna non poteva essere operata. Nessun farmaco sembrava funzionare fin quando la paziente ha chiesto ai medici se poteva cantare. “Lei usava spesso questo metodo per rilassarsi e anche prima di dormire – racconta la dottoressa Niu. Le è bastato intonare qualche inno religioso per veder scendere la pressione”.
I medici le hanno così prescritto una singolare terapia: cantare ad intervalli regolari durante la notte. La sua pressione arteriosa è rimasta stabile e nei limiti normali, in modo da consentire che l’intervento chirurgico si svolgesse in modo sicuro e senza complicazioni.
La Niu spiega che probabilmente cantando il paziente si calma e diminuisce l’ansia.
Questo caso conferma che il canto può avere virtù terapeutiche e dovrebbe, oltre che suscitare un ovvia curiosità anche da parte dei medici, invogliare a compiere studi più approfonditi per capire meglio come e quando questa “cura” possa essere applicata.
Roberta Ragni