L’Afssaps, l’Agenzia francese di sicurezza sanitaria, nel 2008 era stata già allertata da un chirurgo di Marsiglia circa la rottura precoce di alcune protesi da lui impiantate.
Christian Marinetti, a capo della clinica di chirurgia estetica Phenicia, racconta sulle pagine di Le Figaro:
“Ho constatato una prima rottura precoce di protesi PIP alla fine del 2007. Ho contattato subito l’Afssaps. Ho riscontrato una seconda rottura nel febbraio del 2008 e anche un collega rilevò lo stesso problema”.
È durante tutto il 2008 che Marinetti segnala, obbligatoriamente, diverse rotture con annesse infiammazioni, linfonodi e ghiandole gonfie delle pazienti. Ma solo nel febbraio del 2010 l’Agenzia risponde che (finalmente) si occuperà del problema.
Negligenza da parte della Afssaps, dunque, o eccessivo allarmismo da parte del medico di Marsiglia?
In effetti, la fabbricazione delle protesi mammarie PIP lascia molto a desiderare. È ormai noto il contenuto con cui venivano fatte, un gel di qualità industriale e non medica, quindi inappropriato e dalle possibili conseguenze di irritazione dei tessuti circostanti in caso di fuoriuscita per rottura della capsula esterna.
Con tutto ciò, non è mai stata accertata alcuna tossicità, né rischio di cancerogenicità negli studi effettuati dal Ministero della Salute inglese e da quello francese.
E ben venga il monito a non intervenire con urgenza dei medici inglesi.
Leggendo alcuni scritti della AICPE, infatti, vengo a conoscenza di un mondo nuovo. Il seno finto si rompe! E non solo quello a marchio PIP. A dieci anni dall’intervento dal 26% al 50% delle protesi possono rompersi o comunque usurarsi. E secondo uno studio più vecchio del 1998 effettuato su protesi che avevano minore resistenza nel tempo, dopo 15 anni l’83% degli impianti presentava episodi di rottura. Ovviamente risultati meno catastrofici arrivano da ricerche svolte su protesi di migliore qualità e di più recente produzione.
Ergo, tutte le donne con seno rifatto dovrebbero farsi una controllatina periodica ed essere consapevoli del fatto che la rottura di una protesi va trattata d’urgenza solo nel caso in cui il gel abbia superato la barriera che il corpo crea e che circonda la protesi stessa.
QUANTO ALLE PROTESI PER I TESTICOLI?
Il giornale francese Le Parisien oggi rivela che la società di Jean-Claude Mas, messa in liquidazione nel 2010, ha prodotto anche protesi di silicone per testicoli, per i glutei e per il torace per gli uomini. Secondo il giornale, che ha raccolto le testimonianze di ex dipendenti della Pip, queste protesi sarebbero state vendute per la maggior parte all’estero.
Ci sarà un censimento anche per queste?