Nefroni creati in laboratorio: uno studio del Centro Anna Maria Astori del Mario Negri di Bergamo, pubblicato sul Journal of American Society of Nephrology, apre così nuove prospettive per i pazienti con malattie renali croniche, che riguardano il 5-7% della popolazione mondiale e comportano la necessità di dialisi e poi di un trapianto.
Se mancano organi, allora la ricerca cerca di generare tessuti e organi artificiali da cellule embrionali. Ed è quello che è stato fatto al Mario Negri: qui i nefroni creati in laboratorio sono stati impiantati sotto la capsula renale, dimostrando di saper svolgere alcune funzioni fisiologiche deputate alla filtrazione, inclusa la capacità di produrre l’eritropoietina (un ormone la cui funzione principale è a sua volta la regolazione dell’eritropoiesi, la produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo).
“La tecnica apre la strada a tecnologie che consentiranno di produrre nefroni umani da cellule del paziente stesso e di mimare mediante manipolazione genetica malattie renali umane per studiarne i complessi meccanismi e valutare in via preliminare l’attività dei farmaci, riducendo in questo modo la sperimentazione sugli animali“, spiega Giuseppe Remuzzi, direttore delle ricerche dell’Istituto.
“La generazione di nefroni a partire da singole cellule – conclude Ariela Benigni, capo del dipartimento di Medicina Molecolare del Centro Astori – non era mai stata descritta fino a oggi e costituisce un significativo passo in avanti verso l’obiettivo a lungo termine di sostituire la funzione renale con un rene completamente costruito in laboratorio“.
Vicini al rene artificiale, dunque?