Se è vero che ogni popolo ha la sua cultura e il suo modo di esprimerla, è vero anche che tutti conosciamo una sola lingua in fatto di tristezza o ilarità.
Queste le conclusioni di una ricerca della Columbia University (New York, USA) diretta dalla dottoressa Lisa Sauter e pubblicata su “Proceeding of the National Academy of Sciences” (PNAS).
Non solo i sentimenti sono monolingua, ma anche la mimica che ce li fa leggere sul volto. Pare quindi che i suoni e le espressioni facciali che esprimono i sentimenti, spiegano gli esperti, siano innati nell’uomo. Insomma i sentimenti hanno ovunque la stessa voce e la stessa faccia.
Per scoprirlo i ricercatori hanno esaminato i suoni e le emozioni basilari ad essi associati, studiando due gruppi etnico sociali molto lontani culturalmente l’uno dall’altro: britannici e gli abitanti dell’Himba, una “tribù” di oltre 20mila persone che vivono in piccoli insediamenti nel Nord della Namibia, culturalmente del tutto isolati dal resto del mondo.
A tutti i soggetti sono state lette storie basate su una particolare emozione in conclusione delle quali si facevano udire diversi suoni, ad esempio una risata o un pianto: compito dei partecipanti era quello di individuare il suono più attinente all’emozione espressa dal racconto. A entrambi i gruppi infine sono stati fatti sentire suoni emessi dall’altro gruppo: tutti hanno saputo riconoscere il suono associato all’emozione! In particolare si è notato che la risata è universalmente percepita come sintomo di divertimento. Altrettanto condivise (nonostante lievi differenze) le emozioni negative.
Discorso totalmente diverso per le emozioni positive “generiche”, legate alle specificità della singola cultura, che quindi le esprime ognuna modo suo. Solo quindi la risata è condivisa e percepita come segno di sentimento positivo da tutti.
Non solo risate e lacrime sono uguali in ogni angolo del mondo, ma lo è pure il linguaggio del corpo e in particolare pare proprio che la mimica del volto in relazione alle diverse emozioni sia un fatto universale e condiviso presso tutti i popoli. In più gli scienziati hanno scoperto che non si tratta di elementi appresi nei primi anni di vita, ma innati. Lo dimostra il fatto che anche i soggetti ciechi dalla nascita, che quindi non hanno mai avuto modo di vedere le emozioni dipinte sul viso dei loro simili, sono in grado di esprimerle attraverso la stessa mimica, proprio come tutti gli altri.
Quindi se è vero che non proprio tutti i sentimenti sono universali, tutti gli umani ridono e piangono allo stesso modo. È una cosa innata. Non solo allora la lingua ha un suo LAD (language acquisition device) come ci insegna Chomsky con la sua teoria dell’apprendimento spontaneo e della grammatica universale, ma lo stesso si può dire dei sentimenti: forse potrebbe esistere anche un “EAD” (emotions acquisition device) all’interno del cervello, che ci permetterebbe di sviluppare istintivamente risate e lacrime. Fatto sta che, aldilà dei confini socioculturali oltre che geografici, tutti noi proviamo ed esprimiamo ciò che sentiamo allo stesso modo. Questo dovrebbe non solo farci sentire più simili, ma farci anche sentire meno soli nel provare dolore e pure più disposti a condividere con gli altri il nostro buonumore!
Valentina Nizardo