Paura Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome): sono salite ora a 5 le persone in isolamento in un ospedale danese col sospetto di aver contratto il temibile virus, che potrebbe aver ucciso nei mesi scorsi un saudita e ridotto in fin di vita un 49enne del Quatar ora in cura a Londra, dove vive grazie a un polmone artificiale.
I ricoverati danesi, una famiglia di quattro persone, di cui una è stata di recente in Arabia Saudita, più una persona proveniente dal Qatar, sono state messe in isolamento dopo aver mostrato i sintomi di un nuovo virus della stessa famiglia della Sars, l’agente patogeno della Sindrome Acuta Respiratoria Severa che nel 2003 provocò 800 morti in tutto il mondo. Intanto, l’Health Protection Agency (Hpa) britannica ha confermato che sta indagando su un terzo possibile caso, un uomo morto della stessa malattia che potrebbe aver contratto sempre in Medio Oriente.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha immediatamente allertato tutti gli Stati membri, emandando delle indicazioni per l’identificazione dei pazienti “sospetti” e dei casi probabili e confermati, oltre a indagare sulla reale minaccia per la salute pubblica. Le autorità mediche sono state invitate a riferire soprattutto della presenza di casi spospetti di pazienti che si siano recati in Arabia Saudita, che, tra l’altro, nei prossimi giorni si prepara ad accogliere milioni di pellegrini in marcia verso la Mecca in occasione del tradizionale Haji, o in Qatar.
“Abbiamo inviato i campioni del virus che ha colpito le cinque persone per effettuare test di routine e speriamo di ottenere i risultati già questo pomeriggio – ha spiegato ai media il primario del dipartimento di Infettivologia, Svend Petersen-. I pazienti hanno sintomi come febbre, tosse e stato simi-influenzale. Li abbiamo messi in isolamento perché non sappiamo come si possa diffondere il virus e non disponiamo di alcun farmaco per curarlo“.
La Sars, una forma atipica di polmonite, è apparsa la prima volta nel novembre 2002, nella provincia del Guangdong (Canton), in Cina. Poco dopo, nel 2003, si è diffusa a Hong Kong e in Vietnam, poi via via in altri Paesi per via di viaggi internazionali di individui infetti.
La malattia, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani, è mortale in circa il 15% dei casi in cui ha completato il suo corso, con il tasso di mortalità attuale di circa il 7% degli individui che hanno contratto l’infezione. Ciò che distingue il nuovo virus, ha sottolineato il portavoce dell’organizzazione Gregory Haertl, è che provoca un rapido collasso renale, ma “non è Sars, non diventerà Sars e non è come la Sars“, ha detto l’esperto.
Roberta Ragni