Il fumo, noto fattore di rischio per molte malattie tipiche della vecchiaia, tra cui le malattie cardiovascolari, accorcia la vita, ma smettere di fumare offre da subito molteplici vantaggi in termini di salute. L’evidenza epidemiologica, fino ad oggi, si è basata però principalmente su studi condotti tra gli adulti di mezza età. Cosa succede quando si smette di fumare in età avanzata?
Lo rivela un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, del German Cancer Research Center, in Germania, basato su una rielaborazione dei dati di precedenti ricerchi svolte in diversi paesi, che vuole valutare l’impatto del fumo sulla mortalità per qualsiasi causa nelle persone con oltre 60 anni di età, con particolare attenzione all’impatto della eliminazione dell’abitudine al fumo in età avanzata e ai fattori che potrebbero influenzare specificamente i risultati degli studi epidemiologici sugli effetti del fumo in una popolazione più anziana.
Gli autori hanno identificato 17 studi provenienti da sette paesi (Stati Uniti, Cina, Australia, Giappone, Inghilterra, Spagna e Francia), che sono stati pubblicati tra il 1987 e il 2011. Il follow-up degli studi variava da 3 a 50 anni e la dimensione delle popolazioni studiate variava da 863 a 877,243 partecipanti. Nel riassumere i risultati dei 17 studi, gli autori hanno notato un 83% di aumento della mortalità relativa per i fumatori correnti, percentuale che scende vertiginosamente al 34% per gli ex fumatori. “Questa revisione e meta-analisi dimostra che il rischio di morte diminuisce notevolmente con il tempo, anche quando si smette di fumare in età più avanzata”, osservano i ricercatori.
Insomma, per smettere di fumare non è mai troppo tardi e anche in età avanzata è possibile beneficiare di una riduzione di mortalità per malattie cardiovascolari e tumorali. “Dal nostro studio, effettuato su una popolazione anziana, risulta che smettere anche molto tardi può far bene. I fumatori in età avanzata – ha concluso Carolin Gellert, ricercatrice a capo dello studio- hanno un rischio maggiore dell’83% di decesso a causa di cancro e malattie cardiovascolari, mentre per chi smette, anche durante la vecchiaia, questo rischio è del 34%”.
Roberta Ragni