Il Consiglio dei Ministri ha deciso di approvare il decreto legge denominato “Disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati”, altrimenti detto “Spending review”. Al testo originale delle disposizioni sono state apportate alcune modifiche, con particolare riferimento alle questioni riguardanti i piccoli ospedali. Tali strutture non verranno obbligatoriamente chiuse, come da proposte precedenti. La responsabilità in merito passa alle Regioni.
Come da comunicato stampa ufficiale emesso da parte del Consiglio dei Ministri, il Governo ha deciso di agire mediante interventi strutturali volti ad aumentare l’efficienza delle strutture pubbliche, anziché procedere a tagli lineari. Le funzionalità delle strutture ospedaliere pubbliche dovranno dunque essere migliorate, senza però dover ricorrere alla chiusura obbligatoria degli ospedali minori. L’intera manovra porterà il Paese ad un risparmio di 4,5 miliardi di euro per il 2012 e di oltre 10 miliardi per il 2013.
Tali risultati sono stati ottenuti anche mediante un abbassamento del tetto di spesa per i dispositivi medici del 4,8%. Non sono entrare a fare parte del decreto legge le misure proposte in precedenza, che avrebbero portato ad un risparmio di circa 200 milioni di euro. L’approvazione del decreto salva definitivamente i piccoli ospedali, che avrebbero potuto essere chiusi comportando in tutto il Paese la perdita di centinaia di posti letto destinati l ricovero dei pazienti. La chiusura dei piccoli ospedali, secondo quanto dichiarato da parte di Renata Polverini alla stampa, avrebbe provocato nel solo Lazio la perdita di 600 posti letto.
Il Ministro della Salute Renato Balduzzi è dunque giunto ad una soluzione di compromesso relativamente alla gestione delle strutture sanitarie. Non vi sarà nessun taglio obbligatorio dei posti letto all’interno degli ospedali minori, così come non vi sarà nessun ordine da parte delle istituzioni dello Stato che ne possa determinare la chiusura. Saranno i governatori delle singole Regioni ad avere il compito di tenere sotto controllo la situazione delle strutture sanitarie locali. Le Regioni saranno obbligate a verificare la funzionalità delle piccole strutture ed a razionalizzare ove ritengano necessario compiere interventi migliorativi.
I governatori regionali temono in ogni caso che i tagli comunque presenti all’interno della spending review possano provocare un impatto negativo sul sistema della sanità pubblica, provocando disagi per i cittadini. I tagli preposti per il settore sanitario, che nel 2014 risulteranno pari ad 11 miliardi di euro, potranno provocare in ogni caso una forte riduzione delle spese pubbliche relative ai servizi offerti dai pazienti, in proporzioni che da parte dei governatori sono state ritenute insopportabili ed in merito alle quali essi faranno appello al Quirinale.