Da una recente ricerca effettuata da Waste Watcher, l’Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato nell’ambito dell’Università di Bologna in collaborazione con l’istituto Swg che si occupa dei maggiori sondaggi a livello italiano, è emerso che è ancora grande la quantità di cibo che finisce nella spazzatura, nonostante la crisi, e ha raggiunto i livelli di ben 76 kg a testa in un anno!
La ricerca, condotta su un campione di duemila italiani maggiorenni, stratificati per età, regione di provenienza e sesso, ha evidenziato che il problema è riconosciuto, soprattutto tra donne (il 53% dice che è ‘troppo il cibo che si butta ogni giorno) e che almeno il 50% degli intervistati dice di non essere ben informato sull’argomento e di voler maggiori ‘dritte’, anche da parte dei media, sul tema. Tuttavia, gli intervistati hanno un’idea della serie di conseguenze di un comportamento del genere: per il 21% questo porta a un impoverimento globale, per il 19% a fronte dei nostri sprechi c’è chi muore ancora di fame e sete, per il 16% questo vuol dire anche aumento dei prezzi e speculazione.
Tuttavia si spreca e, secondo gli intervistati, la ragione è da rintracciare nell’eccessivo consumismo (20%) e nella carenza di educazione e informazione (19%). A fronte degli spreconi, tuttavia, c’è un piccolo ‘esercito’ di italiani che ha capito il valore del cibo. Secondo un’altra indagine portata avanti da Swg, infatti, su un campione significativo di italiani, è emerso che la metà stava cominciando o già riduceva gli sprechi. Chi in modo attivo (il 54% del campione aveva imparato a cucinare, il giorno dopo, gli avanzi) e chi in modo passivo, solo mettendo in evidenza nel frigo i cibi che stavano per scadere come yogurt e carne (45%). Insomma, imparare a razionalizzare un’importante risorsa come il cibo si può e si deve, così da non raggiungere mai i livelli degli Stati Uniti dove ogni famiglia manda nella spazzatura circa duemila dollari di cibo l’anno.
Sara Tagliente
