È uno schiaffo alla crisi quello inferto dal bilancio della Fondazione Telethon, presentato lunedì 17 ottobre a Roma, presso la Sala Giubileo dell’Università Lumsa durante l’incontro “Le azioni che rendono“.
Nonostante il periodo di vacca magra, gli italiani sostengono la ricerca scientifica e portano la fondazione ad un record assoluto: l’aumento del 12% dei fondi per lo studio e la sperimentazione in materia di distrofia muscolare e di altre malattie genetiche.
Telethon raggiunge così quota 28,5 milioni di euro, tutti investiti nei 40 progetti di ricerca che coinvolgono complessivamente 101 laboratori su tutto il territorio nazionale, nonché i suoi istituti: dal Tigem di Napoli, all’Istituto Hsr-Tiget di Milano, passando per il programma carriere Telethon Dulbecco (Dti) e il Tecnothon – il laboratorio di ricerca tecnologica di Sarcedo (Vicenza) dedicato all’ideazione e allo sviluppo di prototipi di oggetti in grado di migliorare la qualità della vita di persone disabili. In crescita anche il network Telethon delle biobanche genetiche, risorse indispensabili per la ricerca e la diagnostica, che ad oggi conta 10 centri.
“Per noi queste cifre rappresentano quello che in qualunque azienda viene chiamato profitto – ha dichiarato il presidente di Telethon Luca Cordero di Montezemolo commentando il bilancio –. Nel nostro caso non esistono lucro né dividendi, ma tutto viene speso per mandare avanti la ricerca migliore, selezionata dalla nostra commissione scientifica internazionale. Un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, come dimostrano anche gli indicatori bibliometrici, che ci vedono in vetta alla classifica mondiale, più in alto di Europa e Stati Uniti“.
Dal 1990, infatti, la Fondazione Telethon ha realizzato 2351 progetti di ricerca per i quali ha investito oltre 326 milioni di euro e stipendiato 1461 ricercatori, impegnati nello studio di 459 malattie genetiche e nella divulgazione delle attuali 7964 pubblicazioni scientifiche.
Numeri che dimostrano ancora una volta, come ha precisato Montezemolo, “che l’Italia è in grado di essere competitiva nel mondo, quando abbina la solidarietà dei suoi cittadini e il talento dei suoi cervelli migliori con un’organizzazione trasparente, rigorosa ed eccellente”.
Sul fronte della ricerca, dopo i successi sull’immunodeficienza Ada Scid della terapia genica –che con un solo trattamento ha permesso a 14 piccoli pazienti provenienti da tutto il mondo di svolgere una vita normale – nell’ultimo anno è partito un importante studio clinico sulla distrofia muscolare di Duchenne e avanzano quelli sulla sindrome Wiskott Aldrich, la sindrome di Stargardt e l’amaurosi congenita di Leber. Inoltre la ricerca in laboratorio è giunta a un punto di svolta per almeno altre 15 malattie, per le quali sarà possibile avviare trial sui pazienti entro pochi anni.
Fabrizio Giona