È ormai noto a tutti come la diagnosi precoce possa contrastare e sconfiggere i tumori, in particolar modo il cancro al seno che solo in Italia fa registrare ogni anno 40 mila nuovi casi.
Nonostante ciò, sono ancora troppe le donne che decidono di boicottare i controlli medici e di disertare il semplice e gratuito screening mammografico.
La prova del nove ce la fornisce una ricerca americana, presentata al Breast Cancer Symposium di San Antonio, in Texas: gli studiosi hanno analizzato i dati relativi agli esami diagnostici eseguiti o meno da oltre 12 milioni di donne statunitensi fra il 2006 e il 2009.
Il risultato? In media soltanto la metà delle donne si sono sottoposte annualmente al test e considerando le varie fasce anagrafiche la percentuale non cambia di molto: i controlli risultano regolari per il 47% delle 40-49enni, il 54% delle 50-64enni e per il 45% delle over 65.
In Italia il fenomeno appare ridimensionato, ma è oggetto di una sensibile divergenza se lo si analizza separatamente nelle regioni. Nell’area settentrionale, infatti, la fascia di popolazione che fa la mammografia supera l’80%, al centro si attesta al 75% mentre al sud la percentuale scende al 48% – con le eccezioni di Basilicata e Molise (63% entrambe) e il record negativo della Campania (38%).
Ma come spiegare questa resistenza ad un esame che è gratuito, indolore e non invasivo? Tre sono i punti da analizzare secondo gli esperti americani: il disagio psicologico all’idea di far il test, la carenza di centri attrezzati nelle vicinanze o il semplice rifiuto.
Motivazioni che ben si adattano anche alla situazione italiana: sicuramente paura, ansia e rigetto sono sensazioni molto diffuse tra le donne, senza dimenticare l’incoscienza e l’ignoranza diffuse negli strati disagiati della popolazione, ma è altrettanto vero che in Italia ci sono strutture in cui scarseggiano le apparecchiature e bisogna fare molti chilometri per sottoporsi al test.
Stando ai risultati dell’ultima edizione del rapporto Passi dell’Istituto Superiore di Sanità, quasi 7 italiane su 10 tra i 50 e i 69 anni hanno effettuato nel 2009 una mammografia. Una percentuale che non ha subito sostanziali variazioni rispetto al 2007 e 2008, anche se è da dire che molte donne decidono di fare l’esame già prima. L’età media della prima mammografia risulta infatti essere 45 anni: secondo il rapporto, il 61% delle donne tra i 40 e i 49 anni ha fatto almeno una volta la mammografia a scopo preventivo (il 53% delle residenti al Sud, il 64 al Centro e il 67 al Nord).
Demotivate e restie a fare il test, nonostante sia gratuito e su chiamata dell’ASL di appartenenza, sono soprattutto le donne con basso livello d’istruzione, non sposate o conviventi, con difficoltà economiche e cittadinanza straniera. Infatti, se la media dei tumori diagnosticati durante i controlli è di dimensioni inferiori al centimetro, per le donne con le caratteristiche sopra descritte la diagnosi viene fatta quando la massa tumorale ha raggiunto dimensioni maggiori e la malattia è ormai in fase avanzata.
È importante, quindi, promuovere campagne di comunicazione mirate per far comprendere a queste fasce di popolazione l’importanza di fare la mammografia. Ricordiamo che, secondo gli studi più recenti, la mortalità per cancro della mammella si riduce di circa il 35% tra le donne che praticano la mammografia ogni due anni. E le guarigioni sono in aumento grazie alla diagnosi precoce e alla disponibilità di nuove cure sempre più efficaci.
Fabrizio Giona