Alla maggior parte delle donne a cui è stato diagnosticato un tumore maligno al seno alla fine del loro percorso viene consigliato uno o più cicli di chemioterapia che, come è ormai risaputo, lascia come strascico tutta una serie di effetti collaterali. Ma ecco la buona notizia!
È stato messo a punto un test per valutare il reale rischio di recidive e quindi in grado di stabilire i casi in cui è necessaria la chemioterapia e i casi in cui invece si può evitare, effettuando esclusivamente la terapia ormonale. Questo strumento è già in uso anche in Italia all’Humanitas e San Raffaele a Milano, all’Ist di Genova, al Pascale di Napoli e negli ospedali di Cremona e Grosseto.
Come funziona?
Il test è in grado di analizzare 21 geni coinvolti nel tumore al seno, disegnando il profilo molecolare del cancro e distinguendo quelli che hanno bassa probabilità di recidive o metastatizzazione da quelli che invece hanno un serio rischio di ripresentarsi. C’è da dire però che questo test non può essere utilizzato per tutti i casi di tumore mammario ma solo negli stadi iniziali ovvero nel tumore ormonodipendente e senza metastasi ai linfonodi ascellari.
Altro “piccolo” problema: il costo!
Effettuare questo test costa 3000 euro e, attualmente, non è possibile effettuarlo in convenzione con il sistema sanitario nazionale.
“Il costo è alto – ha evidenziato Paolo Pronzato, direttore della divisione di Oncologia medica al San Martino-Ist di Genova – ma molti studi dimostrano che non si appesantiscono i budget sanitari perché molto spesso quando spendo i soldi per il test non ricorro alla chemioterapia che, in termini di farmaci, personale, tossicità e gestione delle complicanze, non costa certamente di meno. Tanto è vero che dove funziona la sanità privata, come negli Stati Uniti, le assicurazioni hanno subito accettato di rimborsare il costo del test per risparmiarsi quello della chemioterapia, in una buona parte dei casi. Adesso speriamo che le Regioni – sulla base dei dati scientifici – valutino l’introduzione di questo test e contrattino i prezzi con l’azienda che lo produce. Inoltre sarebbe anche utile utilizzare la migliore chemioterapia possibile, quella con i farmaci più nuovi, antracicline e taxani”.
Negli Stati Uniti dove questo test viene regolarmente utilizzato si è ricorso alla chemioterapia il 45% in meno, in Spagna, in Francia e in Grecia, invece, hanno risparmiato cicli inutili di chemioterapia rispettivamente il 31%, il 36%, e il 30% delle donne.