Ridurre il rischio di tumore alla prostata si può grazie a un nuovo farmaco. A sostenerlo è Gerald Andriole, urologo della Washington University School of Medicine, alla guida del gruppo di ricercatori che hanno promosso lo studio chiamato “Reduce”, che sta Reduction by Dutasteride of Prostate Cancer Events, pubblicato sul New England Journal of Medicine (che, tra l’altro, è finanziato da GlaxoSmithKline, la casa che produce il farmaco).
Lo studio, cui hanno partecipato anche i medici dell’Irccs San Raffaele di Milano, ha coinvolto 6.300 uomini di età compresa tra i 50 e i 75 anni. Tutti avevano livelli alti di PSA, un antigene prostatico che indica la propensione alla malattia e consente una diagnosi precoce.
Per quattro anni metà dei partecipanti hanno preso ogni giorno una compressa di dutasteride (che viene già usato per il trattamento dell’ipertrofia prostatica), mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.
Al termine dei 4 anni i pazienti trattati con placebo avevano sviluppato un tumore alla prostata in 858 casi, mentre quelli trattati con il farmaco avevano sviluppato la patologia in 659 casi. Col medicinale, quindi, sembra che i rischi siano diminuiti del 22,8% nei pazienti genericamente a rischio e del 31,4% nei soggetti con una propensione famigliare alla malattia.
Secondo gli scienziati, i tumori che sono stati rilevati alla fine dell’esperimento erano già presenti all’inizio della ricerca, ma ancora troppo piccoli per essere individuati. Per cui ritengono che la molecola abbia anche la capacità di rallentare la crescita delle neoplasie.
I tumori prostatici più aggressivi, invece, non sono invece diminuiti tra i due gruppi in esame.
Germana Carillo