In occasione dello IEO Day 2011, il tradizionale incontro annuale su risultati e progetti, l’Istituto Europeo di Oncologia annuncia il “day surgery senologico“, una cura lampo per il tumore al seno e altri “big Killer”, cioè i tumori che colpiscono maggiormente la popolazione, come quello alla prostata, al polmone e all’intestino.
A sperimentarlo sono già state circa 500 pazienti, selezionate in base a valutazioni psicologiche e scientifiche, tra cui le dimensioni e le caratteristiche del tumore. Le pazienti sono entrate in sala operatoria e, a fine intervento, terminata la fase di osservazione necessaria, sono tornate tornare a casa entro metà giornata. Secondo il centro di Umberto Veronesi si tratta della prima struttura in Europa di questo tipo, grazie alla quale le pazienti potranno ricevere in sole 12 ore gli stessi trattamenti avanzati e accurati che si effettuano attualmente in uno o due giorni di ricovero in ospedale.
L’aspetto fondamentale è di tipo psicologico: la cura in 12 ore “è molto gradita alle donne -spiegano gli esperti- e la proposta di poter entrare al mattino e alla sera tornare già a casa rende la diagnosi più lieve e la malattia, con le sue cure, accettata più serenamente. Inoltre questo ci permette di ridurre la lista d’attesa, che ha sempre un impatto negativo sulla paziente“.
Veronesi ha poi aggiunto: “Il nostro approccio è abbastanza unico e originale: qui riuniamo tutti e tre gli aspetti per combatterli, che sono prevenzione, diagnosi precoce e trattamento, e che purtroppo oggi sono gestiti in modo ‘scollegato’ tra loro“. Veronesi sottolinea, quindi, l’importanza della prevenzione e del controllo periodico, a cui possiamo aggiungere anche uno stile di vita sano e corretto: sono queste le chiavi per sconfiggere questa brutta malattia.
I “big killer” sono responsabili del 40% della mortalità per tumore e il “day surgery senologico”, che in appena mezza giornata consente di gettarsi alle spalle il ricordo di un cancro, sembra davvero una bella ed entusiasmante novità. Si spera che ciò possa incentivare le donne, che in Italia si sottopongono raramente alla mammografia, a effettuare la prevenzione necessaria.
NUOVE TECNOLOGIE
E, a proposito di mammografia, l’ultima frontiera si chiama MAMMI (Mammography with Molecular Immaging) ed è un innovativo sistema di indagine messo a punto da un team di ricercatori finanziati dall’Unione Europea e coordinato dal CSIC (Consiglio nazionale spagnolo per la Ricerca). La novità di MAMMI consiste nell’alto livello di risoluzione e nella maggiore sensibilità rispetto alle tecnologie attualmente utilizzate.
Le mammografie tradizionali, infatti, che si basano su immagini morfologiche, riescono a rilevare il tumore solo nel momento in cui si è già prodotta una lesione e dunque la riproduzione delle cellule cancerogene, ormai è già in fase avanzata.
Il nuovo dispositivo MAMMI, invece, si basa sulla tecnica della PET (Tomografia ad emissione di positroni) e misura l’attività metabolica delle cellule tumorali che, rispetto alle cellule sane, assorbono quantitativi maggiori di glucosio. È possibile in tal modo individuare l’insorgenza di un tumore già nelle fasi iniziali. Come funziona MAMMI? Alla paziente viene chiesto di sdraiarsi in posizione prona, su una superficie appositamente predisposta e di collocare il seno su una delle aperture disegnate. Il rilevatore ha la forma di un anello che va a circondare il seno senza comprimerlo, evitando così alla donna il dolore provocato dallo schiacciamento della mammella. Lo strumento è in grado di offrire anche informazioni utili in merito al successo o meno delle cure chemio o radioterapiche nelle pazienti in cura.
Uno degli esperti che ha lavorato al progetto ha chiarito che la nuova tecnologia di MAMMI “permette agli specialisti di rilevare la malattia molto prima, uno sviluppo che sarà accolto positivamente per chi ne soffre; la ricerca condotta finora conferma che la diagnosi precoce riduce la mortalità del 29%“. Attualmente lo strumento è disponibile solo presso l’Istituto nazionale per il cancro di Amsterdam, in Olanda e a breve sarà installato presso l’Ospedale provinciale Spagnolo di Castellon.
Ci auguriamo che uno strumento così importante di diagnosi preventiva abbia al più presto una più larga diffusione, a vantaggio di ogni donna.
Roberta Ragni
Francesca Di Giorgio