Il tumore all’utero, che colpisce la cervice uterina, può essere contrastato grazie all’impiego di microalghe. Si tratta di quanto emerso da un nuovo studio condotto da un gruppo di lavoro tutto italiano e nato in collaborazione tra i ricercatori dell’ENEA e gli esperti dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) di Roma.
I risultati dello studio in questione hanno visto la propria pubblicazione tra le pagine della rivista Plos One. Esso porta il titolo di “A Chlamydomonas-Derived Human Papillomavirus 16 E7 Vaccine Induces Specific Tumor Protection”. Oggetto dello studio è l’azione di alcune particolari microalghe nella protezione dal tumore alla cervice uterina provocato a causa di un’infezione da parte del papilloma virus (HPV).
I ceppi oncogenici, cioè in grado di provocare tumori, del papilloma virus umano sono responsabili di un’infezione in grado di causare il cancro al collo dell’utero. I vaccini attualmente in uso, secondo quanto comunicato da parte degli esperti, hanno una funzione preventiva, cioè impediscono l’infezione da parte del papilloma virus, ma purtroppo non possono proteggere dallo sviluppo del tumore i soggetti che sono già stati infettati.
Il virus agisce inserendosi all’interno delle cellule epiteliali dell’utero e producendo una serie di proteine che ne causano la proliferazione incontrollata. Ecco dunque come si forma il tumore al collo dell’utero a causa di un’infezione da HPV. Tali proteine sono state indicate da parte di ricercatori come uno degli obiettivi per la formulazione di vaccini terapeutici, che possano proteggere i soggetti già infettati dall’HPV dal possibile sviluppo del tumore.
I ricercatori hanno agito in tal senso introducendo nella microalga Chlamydomonas reinhardtii il gene per una di queste proteine, la proteina E7. Il gene è stato modificato in modo da abolire le proprietà oncogeniche della proteina, ma non la sua capacità di indurre una risposta immunitaria.
La proteina prodotta in Chlamydomonas è stata purificata ed iniettata in topi, inducendo una risposta immune e proteggendoli dalla successiva iniezione di cellule tumorali. Il 60% dei topi vaccinati con la proteina E7 prodotta da Chlamydomonas non ha sviluppato tumori 13 settimane dopo l’iniezione di cellule tumorali, contro lo 0% dei topi non vaccinati.
Il risultato ottenuto dai gruppi ENEA ed IRE apre la strada per applicazioni delle microalghe – sono uno dei gruppi più antichi di esseri viventi, ritenuto particolarmente utile per la creazione di biofarmaci – nel settore della produzione di vaccini terapeutici.
Marta Albè
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