I farmaci economici chemioterapici sono in via di estinzione. Questo per un motivo che ha molto più a che fare con l’economia che con la scoperta di cure mini-invasive.
Infatti, alcuni farmaci, brevettati più di dieci anni fa hanno un rendimento economico molto scarso per le aziende farmaceutiche tanto che a molte non conviene più produrle. Questo significa disagi per medici e pazienti.
L’allarme è stato lanciato al Congresso dell’Asco, American Society of Clinical Oncology, a Chicago.
Le cure antitumorali sono in una fase molto delicata. Alcuni tumori, come quello al seno, “godono” di una serie di farmaci molto moderni che riducono al minimo l’invasività e gli effetti collaterali.
Altri tipi di tumore, invece, fanno uso ancora di medicinali “‘vecchi” che vengono usati nella chemioterapia come il methotrexate, importante per la leucemia linfoblastica acuta ma prossimo al ritiro dal commercio.
In Italia sarà l’Istituto farmaceutico Militare a produrre i farmaci quando saranno esaurite le scorte, almeno questo assicurano dall’Agenzia del Farmaco. Ma il problema è a monte e non è semplice.
Come per le malattie rare, le aziende farmaceutiche non producono se non hanno grossi ritorni economici. Ma è giusto che sia così quando i farmaci sono degli alleati indispensabili per la cura delle malattie? Non sarebbe più giusto un intervento politico e istituzionale in materia?