Il prezzo della bellezza aumenta sempre più, anche per i nostri amici animali! La prova è data dalle scene quasi surreali che ci vengono proposte: cani che bevono acqua minerale e alloggiano in alberghi a cinque stelle, che riservano loro tanto di tappeto rosso all’ingresso.
Li vediamo ricoperti di lustrini luccicanti, hanno il manto lucidissimo e agghindato con vistosi nastri rossi. È questo lo scenario che ci prospettano i grandi show internazionali di bellezza canina, alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni. Luoghi in cui gli animali presenti palesano l’impercettibile confine tra la natura e l’onnipresente “mano” dell’uomo su di essa.
Insomma, l’equivalente di Miss Mondo, dove però le star che si contendono il titolo di “Best in Show” hanno quattro zampe e una coda. Alle 400 razze canine riconosciute corrispondono ben 350 patologie ereditarie che vanno dalle difficoltà respiratorie dei bulldog e dei pechinesi dovute al muso schiacciato con canna nasale corta, ai tumori delle ossa dei cani di taglia gigante fino ad arrivare all’artrosi delle zampe posteriori nei pastori tedeschi.
Per questi motivi, dagli scienziati britannici arriva un’accorata richiesta d’aiuto: standard più severi per disciplinare l’operato degli allevatori e maggiore sensibilità verso l’educazione cinofila. Questa la soluzione per ridurre i problemi di salute dei cani col pedigree che la selezione dell’uomo ha reso sempre più belli e fragili.
Il biologo ed etologo inglese, Patrick Bateson, ha spiegato come molte delle patologie di cui soffrono questi animali è causata dall’ossessionante ricerca, da parte degli allevatori, di creare l’animale perfetto, l’animale da “Best in Show”. Il principio della bellezza è perseguito mediante processi genetici in cui si accoppiano cani consanguinei, dalla parentela a volte troppo stretta, a dispetto del criterio ben più importante della varietà genetica che preserva la salute degli animali.
Una selezione come questa, basata sulla bellezza invece che sulla salute, ha contribuito negli anni alla diffusione di patologie ereditarie di tipo recessivo, creando negli animali vere e proprie tare genetiche. Tanto che nel 2004 la sezione britannica del Kennel Club ha avviato uno screening genetico dei cani di razza e delle loro malattie.
La responsabilità rispetto allo “status quo”, credo non vada ricercata esclusivamente nel mondo degli allevatori ma sia condivisibile tra noi tutti. Spesso a dettare la nostra scelta di un cucciolo sono le regole estetiche, gli standard della razza o ancor peggio i dettami della moda del momento.
Scegliamo un cane senza conoscerne le esigenze specifiche e quelle della razza a cui appartiene, ignorando così se sarà compatibile con noi e con il nostro stile di vita. Troppo spesso scegliamo con gli occhi e non con testa e cuore.
Lorenzo De Ritis